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Perché ho scritto «Il club dei ricordi perduti»

Perché ho scritto «Il club dei ricordi perduti»

La delicata confessione dell'autrice di un romanzo commovente

Hood Anndi Ann Hood

Il club dei ricordi perduti è un libro speciale, per me. Qualche anno fa temevo che non sarei mai più riuscita a scrivere. Per tutta la mia vita, infatti, leggere e scrivere sono stati strumenti fondamentali per esprimere i miei sentimenti, le mie speranze e affrontare le mie paure. Nel 2002 però ho perso mia figlia di cinque anni a causa di una forma fulminante di meningite. E d'improvviso, attanagliata dal dolore, ho completamente perso l'uso delle parole, nel senso che non riuscivo più né a leggere né a scrivere.
È stato in quel periodo che ho imparato a lavorare a maglia. Credo che quell'esperienza, nella sua semplicità e spontaneità, mi abbia letteralmente salvato la vita. Mi ha aperto un mondo nuovo, fatto di filati, colori, tessuti, ma soprattutto di persone e di calore umano. Col tempo ho scoperto che lavorare a maglia ha aiutato anche altre donne in difficoltà: che avessero alle spalle un matrimonio fallito, un doloroso lutto o una malattia logorante, sferruzzare aveva dato loro il conforto e la speranza per combattere anche i momenti più bui della loro vita.
Ed è stato allora che ho cominciato a pensare a questo libro, in cui raccontare il mio dolore e quello di altre donne che, come me, avevano sofferto. Ed è stato allora che sono rinata e che ho ricominciato a usare le parole per esprimermi. Per questo, Il club dei ricordi perduti è un libro molto importante per me, come scrittrice, come donna, e come madre.

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